Una volta lessi in un libro – abbiate pazienza, non ricordo il titolo, ne leggo troppi – un aneddoto che mi colpì molto. Pare infatti che lo scrittore Victor Hugo abbia trovato l’ispirazione per scrivere “Notre Dame de Paris” in una singola parola, precisamente la parola greca indicante il Fato, incisa nella pietra in un angolo oscuro della cattedrale parigina e letta per puro caso, passeggiando.
Avete presente la magnificenza dell’opera dello scrittore francese? Avete presente la grandezza che ne è discesa, l’intreccio palpitante di lussuria, devozione, passione, tradimento e pregiudizio che ha creato alcuni dei personaggi più memorabili di tutti i tempi? Ecco, è partito tutto da una singola parola. Una cattedrale costruita – davvero – su un sassolino.
Perché ve lo sto raccontando? Non soltanto per suggerirvi di leggere Victor Hugo – ché ne vale sempre la pena, nonostante le lungaggini storiche e architettoniche in cui si perdeva per pagine e pagine, come nel caso del centinaio di pagine di descrizione delle fogne di Parigi ne “I miserabili” – ma soprattutto perché vorrei fare due parole sul tema della cosiddetta ispirazione. Che cos’è e da dove si piglia, questa benedetta ispirazione?
Semi e ispirazione
Ogni storia – dalla saga in quindici volumi allo smilzo romanzo minimalista – parte da un’idea, un’ispirazione. Avete presente un seme? È piccolo, indifeso, niente di più lontano dalla pianta carica di fiori foglie e frutti che andrà a diventare con il tempo. Ebbene, l’idea è esattamente la stessa cosa. L’ispirazione non è che un microscopico seme da cui scaturirà la vostra opera. E i semi, fidatevi, sono dappertutto. Sono ovunque.
L’ispirazione per una bella storia si può trovare in ogni luogo e in ogni contesto, a cominciare da ciò che avete più vicino: la vostra vita. L’intreccio di incontri, cose da fare, incombenze, disperazione e risate della vostra quotidianità può racchiudere una quantità di spunti inimmaginabile.
Regola numero 1: osservare
“Eh ma la mia vita è noiosa”, pensano molte persone. “Difficile trovarvi l’ispirazione per una bella storia”. Oh, seriamente? Guardatevi attorno! Prima di essere scrittori dovete essere acuti osservatori, ricettori con le antenne rizzate, affamati di mondo e sfumature, ficcanaso cronici, assetati di storie minime e massime!
Avete un mondo intero che vi dispiega davanti, esistenze che si dipanano quotidianamente sotto il vostro naso e – a meno che siate effettivamente dei totali eremiti – vi interfacciate con una incredibile quantità di gente ogni giorno. L’addetta alle poste. Il salumiere. Il controllore sul treno. Il vicino pedante con il cagnetto nevrotico. Il carabiniere che vi ricorda di mettervi la mascherina. La tizia annoiata del call center a cui sbatterete il telefono in faccia, esasperati. Il tecnico della caldaia che è andata in blocco. Devo continuare?
Anzi, vi dirò di più. In barba all’idea che l’esotico “tiri” necessariamente più dell’ordinario, probabilmente siamo tutti stufi dei romanzi ambientati nei romantici quartieri di Parigi o tra gli scintillanti palazzi di New York: ciò che per voi è ordinario può essere un incredibile scrigno di semi, ancora tutti da piantare.
Dove trovare l’ispirazione: alcuni consigli
- Pensate ai vostri hobby, i vostri interessi, il vostro lavoro oppure alle vostre relazioni personali: quante persone interessanti avete conosciuto? Quanti episodi buffi, o dolorosi, o ambigui avete vissuto? Non debbono per forza essere cose grandi o eventi stratosferici: le piccole cose possono racchiudere significati enormi ed essere latrici di storie eccezionali.
- Pensate a ciò che siete, ciò che amate o odiate, ciò che vi ha plasmato nel corso della vostra vita. E abbiate la capacità poi di lasciare che l’idea si stacchi da voi: non è la vostra storia che state raccontando, semmai potreste prenderci spunto (sì, lo facciamo tutti) ma lasciate che poi, come i figli, la vostra storia se ne vada sulle sue gambe, prosegua autonomamente per la sua strada.
- Cercate ispirazione leggendo i giornali, riviste di settore, tabloid, e non permettetevi di essere snob: anche ciò che ci pare sciocco, futile e superficiale fa parte della realtà. E che cos’è narrare se non plasmare una nuova realtà?